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Le emozioni del decennio 1988-1998 |
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Dopo Taormina, Gesualdo ritorna al silenzio di Pergusa. La sua
anima di artista si tuffa nell’esplorazione ossessiva, senza
limiti, del mondo della pietra. Questa si piega, come una materia
malleabile e duttile, all’estro dello scultore che ne percepisce
emozione e calore. Nessuna mostra, nessuna apparizione in
pubblico. Meditazione, sogno, poesia, creazione nel Giardino della
scultura.
E’ il periodo della nascita delle inenarrabili sculture di
Prestipino. Il motivo conduttore è ancora la misura del reale,
l’aderenza al suo possibile dilatarsi, ma la sua proiezione
nell’universalità si accentua. Queste creature, secondo Di Maria,
“ imprigionano il senso della rivelazione incompiuta ma
inalteratamente sogguardata come incominciamento e fine di una
perennità radicata e insieme distante dal conosciuto e dal
conoscibile “. Una visione di pietre parlanti, di arenarie docili
alla mano dell’artista che le trasforma in antropomorfiche
quintessenze di sentimenti immortali. Lo scultore, come confessa
egli stesso, cerca di rubare al mistero il suo ignoto respiro. In
silenzio, lo sguardo dell’artista denuncia il mistero, alla dolce
luce della sua creatività, e richiama la sua dimensione umana.
In effetti, malgrado il loro aspetto di fantascienza, queste
particolari opere di Prestipino nascono dalla materia e vivono
nella materia.
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